Rosso Malpelo è una novella dell'opera di Giovanni Verga, che comparve per la prima volta sul "Fanfulla" nel 1878 e che venne in seguito raccolta e pubblicata nel 1880 insieme ad altre novelle uscite nel 1879-1880 in "Vita dei campi."
Rosso Malpelo descrive la realtà di povertà e sfruttamento delle classi disagiate in Sicilia alla fine del XIX secolo, realtà che Verga conosceva ma che emergeva altresì dalle inchieste del Regno d'Italia da poco formatosi (1861). Principalmente, l'opera è un ritratto, umanissimo e di grande attualità, di un adolescente condannato dai pregiudizi popolari e dalla violenza della gente all'emarginazione e ad una tragica fine, similmente a quella del padre, oltre ad un duro lavoro nelle cave di rena siciliane.
Rosso Malpelo è un ragazzo con i capelli rossi, significava, secondo le leggende popolari, essere malizioso e cattivo. Per questo motivo Malpelo è maltrattato da tutti e non trova affetto nemmeno dalla madre che non accetta la sua scelta di vita, che non si fida di lui e che quando il ragazzo torna a casa dal lavoro gli chiede sempre se ha rubato dei soldi dallo stipendio; per di più la sorella lo "accoglie" sempre picchiandolo. Malpelo lavora con il padre, Mastro Misciu (al quale è stato dato il soprannome di Bestia), in una cava di rena rossa. I due sono molto legati: Misciu infatti è l'unico ad avergli mai dato affetto, e Malpelo, appena gli altri operai provano a prendere in giro il povero padre, lo difende. Un giorno Misciu Bestia accetta di lavorare in un punto della miniera tanto pericoloso che nessuno avrebbe fatto lo stesso... ma il bisogno di soldi lo aveva spinto a rischiare. La sera tardi, mentre Malpelo gli sta dando una mano, il pilastro cade all'improvviso addosso a Misciu. Rosso Malpelo, preso dalla disperazione e dal panico inizia ad urlare e a chiedere aiuto, ma, quando anche gli altri se ne accorgono, ormai è troppo tardi e Mastro Misciu è già morto. Dopo la morte del padre Malpelo diventa ancora più cattivo agli occhi degli altri e riprende a lavorare nella galleria dove era morto il padre. Qualche tempo dopo alla cava viene a lavorare un ragazzino piccolo e debole che prima faceva il muratore, ma che è stato costretto ad abbandonare il mestiere a causa di una caduta. Il ragazzo, soprannominato Ranocchio per il suo modo di camminare e di atteggiarsi viene subito preso di mira da Malpelo che lo tormenta in continuazione picchiandolo e insultandolo. Più Ranocchio non si difende, più lui continua: vuole che impari a reagire e ad affrontare la vita che non è sempre facile e che secondo lui è una continua sfida. In realtà il vero motivo è che Malpelo gli vuole bene e vuole insegnargli come difendersi (infatti spesso gli dà la sua razione di cibo pur di non farlo morire di fame, oppure lo aiuta con i lavori pesanti). Dopo qualche tempo viene ritrovato il cadavere di Mastro Misciu. Tutto ciò che a Malpelo rimane del padre sono pochi oggetti che Malpelo custodisce come tesori e tanti ricordi. Non molto tempo più tardi Ranocchio, che da un po' di tempo si era ammalato di tubercolosi, muore all'improvviso. Malpelo, rimasto solo, scompare nella cava: gli era stato affidato il compito di esplorare una galleria ancora sconosciuta. Nessuno si sarebbe assunto un compito così pericoloso ma lui, sapendo che nessuno se ne sarebbe preoccupato, accetta e parte: preso del pane, del di vino, gli attrezzi e i vestiti di suo padre, si addentra in quella galleria e non ne uscirà mai più.
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