domenica 10 aprile 2011

SCUOLA RUSSA

La scuola russa
A partire dalla seconda metà dell'800, il desiderio di affermare una propria identità musicale colpì anche la Russia.
Ad aprire la strada per il rinnovamento e la formazione di uno stile musicale personalizzato per questa nazione fu Michail Ivanovic Glinka (1804-1857), che avendo modo di viaggiare molto in tutta l'Europa, conobbe ed ammirò molti stili musicali differenti, dal francese al tedesco allo spagnolo, innamorandosi di quest'ultimo grazie anche al fascino esercitato su di lui dalla particolare sensibilità esotica di quella realtà.
Fu Glinka che avviò in particolare la suddivisione dei due filoni dell'opera russa: quello storico, rappresentato idealmente dalla rappresentazione "Una vita per lo Zar", che narrava la storia patriottica di un povero contadino russo che sacrificò la vita per il suo sovrano; e quello fiabesco, ben incarnato nell'opera "Ruslan e Ludmilla", su testi di Puškin.
Di lui si ricordano anche alcuni pezzi di destinazione sinfonica, da camera e per pianoforte.
A partire dagli anni '60 si affermò invece il movimento riformatore costituito dal cosiddetto "gruppo dei Cinque": ne fecero parte César Cui (1835-1918), Milij Balakirev (1837-1910), Aleksandr Borodin (1833-1887), Modest Mussorgskij (1839-1881) e Nicolaj Rimskij-Korsakov (1844-1908).
Tutti e cinque erano professionalmente impegnati su fronti differenti da quello artistico: medici, ingegneri, ufficiali militari, si dedicavano alla composizione nei ritagli di tempo senza neppure poter vantare una solida preparazione tecnica nell'arte del contrappunto. I due più rappresentativi furono Mussorgskij e Rimskij-Korsakov.
Mussorgskij aveva una personalità estrosa e condusse una vita alquanto disordinata; anche le sue opere risentirono di questo suo carattere, tant'è vero che alcune furono lasciate incomplete e vennero poi terminate da Rimskij-Korsakov, di gran lunga il più dotato ed audace del gruppo.
Di Mussorgskij val la pena citare due opere liriche: "Boris Godunov", costruito sul dramma di Puskin attorno alla storia dello zar Boris che usurpò, con la forza, il potere al suo predecessore e visse tutta la vita con il rimorso per ciò che aveva fatto, temendo che il destino si fosse accanito contro di lui e contro i suoi discendenti; e "Kovancina", che riprese la vicenda della lotta tra lo zar e i Boiardi di cui il protagonista, il principe Kovansky, faceva parte.
In entrambe le opere si fece largo uso dei cori che simboleggiavano la grande partecipazione delle masse popolari alle vicende, secondo l'ideale di patriottismo tipicamente russo dell'epoca, ma si evidenziò anche sempre più, la frammentarietà delle varie scene che ben raffiguravano la condizione di precarietà della vita del compositore.
Proprio in quest'ottica, si inseriva la particolarissima suite per pianoforte "Quadri da un'esposizione", composta per celebrare la prima mostra postuma del celebre architetto Hartmann, scomparso poco prima, della quale questo brano costituì una specie di colonna sonora.
Oltre al poema sinfonico "Una notte sul monte Calvo" si ricordano alcune composizioni cameristiche per voce (quasi sempre basso) e pianoforte.
Rimskij-Korsakov, come già detto, fu la mente più fervida dei Cinque e provvedette infatti al completamento di varie opere anche dei suoi colleghi minori, come ad esempio l'opera "Il principe Igor" di Borodin. Di lui si ricordano i due poemi sinfonici "Sheherazade" e "La grande Pasqua russa" per orchestra, alcune opere e soprattutto il suo contributo al filone della trattatistica: scrisse infatti un grande "trattato di armonia" ed uno "di orchestrazione" nel quale si analizzava in modo estremamente competente la teoria dell'orchestrazione musicale fino a quel tempo con alcune curiose "frecciate" ad alcuni grandi autori come Mozart, rei solamente di aver potuto orchestrare alla maniera delicata che il Settecento viennese richiedeva. panorama della musica russa nel secondo Ottocento non fu però assolutamente circoscrivibile a queste tendenze, spiccavano infatti altre due figure che operarono nella direzione opposta: Anton Rubinstein e Pëtr Ilic Cajkovskij.
Il primo, grande didatta e già direttore del Conservatorio di musica di S.Pietroburgo, scrisse molte opere di ispirazione tipicamente occidentale in pieno contrasto con il gruppo dei Cinque specialmente nell'ambito pianistico, del cui genere era un sommo interprete.
Cajkovskij, già allievo di Rubinstein a S.Pietroburgo, divenne ben presto professore di armonia nel conservatorio, e fu indubbiamente una delle maggiori figure del panorama musicale russo di tutti tempi.
Personaggio introverso e irrequieto, manifestò da subito grande stravaganza e senso del destino. La sua ispirazione musicale era però assai fervida, e il suo stile si ispirava, pur permeato di quei caratteri tipicamente russi riguardanti la musica popolare, a quelli più occidentali come il francese e il tedesco.
La sua produzione annoverò un grande concerto per violino e orchestra, tre per pianoforte molto virtuosi e brillanti,  l'ouverture 1812 scritta per la campagna di Russia di Napoleone nella quale si evidenziava la sua notevole perizia nell'orchestrazione, e sei sinfonie tra cui spicca la "Patetica" che riproponeva la celebre tematica beethoveniana, ma con la differente, triste e sciagurata conclusione.
Il carattere autobiografico della sinfonia emergeva chiaramente in stretto rapporto alla sua vita, sconvolta prima dalla dama "von Meck" che ne fu ignota mecenate e poi l'abbandonò, poi da un altro matrimonio fallito e dallo spettro dell'omosessualità. Finì miseramente con un suicidio per l'insostenibilità morale della sua condizione di fronte ai numerosi scandali.
Cajkovskij scrisse anche alcune opere teatrali tra cui spiccano "Eugenij Onegin" su testo di Puskin, che riproponeva il tema dell'"antieroe" che rifuggeva dall'amore, e "la Dama di picche": entrambe piene di spunti pessimistici.
Il genere però che permise a Cajkovskij di esprimersi al meglio fu quello del balletto: i tre capolavori "Lo schiaccianoci", "Il lago dei cigni" e "La bella addormentata nel bosco" rappresentano una vetta insuperata nel genere e costituiscono il primo vero esempio di balletto con musiche, non di mero accompagnamento alla scena, ma con un proprio altissimo valore artistico. Da questi celebri balletti venne poi assemblata una suite di brani orchestrali da eseguire senza il supporto scenico.

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