lunedì 31 gennaio 2011

Musica araba


La musica araba è un genere di musica di ceppo arabo migrata nel sud della Spagna e fiorita fra il IX ed il XV secolo durante l'occupazione araba dell'Andalusia. Essa viene oggi associata con la musica del Marocco (al-Âla), ma musiche dello stesso genere sono comuni in Algeria (Gharnâtî, e San'a), Tunisia e Libia (al-Maalûf).

Origini

La musica classica andalusa nacque nel Califfato di Cordova (Al-Andalus) nel IX secolo. Il musicista persiano Ziryâb che fu musicista di corte di Abd al-Rahman II a Cordova, è normalmente accreditato di esserne stato il capostipite. Successivamente, il poeta, compositore e filosofo Ibn Bâjja di Saragozza sembra abbia fuso insieme la musica di Ziryab con la musica classica occidentale dando vita ad un nuovo stile che si diffuse in Iberia ed in Nord Africa. La musica classica andalusa arrivò in Nord Africa attraverso secoli di interscambi culturali. Le dinastie Almohada e poi Merinida furono presenti sia in Andalusia che in Marocco ed altri paesi del Nord Africa. Un massiccio reinsediamento di musulmani e sefarditi provenienti da Cordova, Siviglia, Valencia e Granada, in seguito alla Reconquista, diffuse questa musica in tutto il Nord Africa.

Musica

Una suite chiamata nûba costituisce la base di al-âla. Nonostante questa abbia avuto le sue origini in Andalusia, la moderna nûba probabilmente è una creazione del Nord Africa. Ogni nûba è dominata da un diverso modo musicale. Si dice vi fossero 24 nuba collegate a ciascuna ora del giorno, ma in Marocco sono sopravvissute soltanto undici nuba che racchiudono 25 modi andalusi. Ogni nuba è suddivisa in 5 parti chiamate 'mîzân, ad ognuna delle quali corrisponde un ritmo diverso. I ritmi si susseguono nel seguente ordine in un nuba completo:
  1. basît (6/4)
  2. qâ'im wa nusf (8/4)
  3. btâyhî (8/4)
  4. darj (4/4)
  5. quddâm (3/4 or 6/8)
Un intero nuba può durare sei o sette ore, anche se questo non accade al giorno d'oggi. Oggi in Marocco, normalmente viene eseguito un solo mîzân per ogni nuba eseguito.Ogni mizan inizia con un preludio strumentale chiamato tûshiya, m'shaliya o bughya, seguito da una ventina di canzoni (sana'i) che costituiscono l'intero mizan.Le orchestre classiche andaluse si sono diffuse attraverso il Marocco nelle città di Fez, Tetouan, Chaouen, Tangeri, Meknes, Rabat e Casablanca.

Strumenti musicali

Le orchestre di musica classica andalusa usano i seguenti strumenti musicali: oud (liuto), rabab (ribeca), darbouka, taarija (tamburello basco), qanún e kamenjah (violino). Più recentemente sono stati aggiunti altri strumenti come pianoforte, contrabbasso, violoncello, ed anche banjo, sassofoni e clarinetti, anche se l'impiego di questi ultimi non è molto frequente.

Musica classica indiana

Le origini della musica classica indiana sono tracciate a partire dal più antico libro di sacre scritture della tradizione indù, i Veda. Il Samaveda, uno dei quattro Veda, tratta a lungo di questo tema.
I due sistemi principali della musica classica indiana sono:

Il tema primario della musica indostana è la Lila di Krishna. Mallikarjun Mansur, Gangubai Hangal (voce), Bhimsen Joshi (voce), Ustad Amir Khan (voce), Nikhil Banerjee (sitar), Ravi Shankar (sitar), Lalmani Mishra, Hariprasad Chaurasia (flauto bansuri), Zakir Hussain (tabla), Shivkumar Sharma (santur), Ali Akbar Khan (sarod), Imrat Khan, Kishori Amonkar (voce), Ustad Vilayat Khan (sitar), Ram Narayan (sarangi), Narayan Das Mishra (sarangi), Ustad Sabri Khan (sarangi), Ustad Sultan Khan (sarangi), e Satyasheel Deshpande sono tra i più famosi interpreti della musica indostana.
La musica carnatica è basata sempre sul concetto di raga come la musica del nord, ma differisce poiché le due sono evolute diversamente. Enfatizza le qualità vocali piuttosto che quelle degli strumenti. Temi primari sono Devi e Rama che descrivono i canti dei templi e patriottici. Purandara Dasa (1480 - 1564) è noto come il padre della musica carnatica. Tyagaraja (1759 - 1847), Muthuswami Dikshitar (1776 - 1827) e Syama Sastri (1762 - 1827) sono detti la trinità della musica carnatica. Fra le star viventi e più popolari di questo tipo di musica si ricordano D. K. Pattammal, Mangalampalli Balamuralikrishna, K. J. Yesudas, T. Sankaranarayanan e Madurai T N Seshagopalan. M. S. Subbulakshmi è stata una delle più importanti cantanti di musica carnatica. M L Vasanthakumari, G N Balasubramaniam, il Dott. S. Ramanathan, Chembai Vaidyanatha Bhagavatar, Vidwan e Gopala Pillai sono considerati i massimi interpreti dell'ultimo secolo.
La musica classica indiana è di tipo monofonico ed è quindi basata su di una singola linea melodica. Lo spettacolo di una composizione comincia con gli interpreti che escono in un ordine prestabilito: prima lo strumento solista, poi il cantante e quindi i musicisti ed i percussionisti. I musicisti cominciano l'accordatura dei loro strumenti e questo processo spesso si mescola impercettibilmente all'inizio della musica.
Gli strumenti musicali indiani usati nell'esecuzione della musica classica sono la vina (strumento antichissimo a corde pizzicate, ne esistono diversi tipi), il mridangam (percussione, India del Sud), la tabla (percussione, India del Nord), il pakhawaj (percussione, India del Nord), il kanjira (percussione, India del Sud), il tamburo, il flauto, il sitar, il sarod (India del Nord), il gottuvadyam (tipo di vina dell'Idia del Sud), il violino (usato principalmente nel Sud), la sarangi (strumento ad arco, India del Nord), il santur (simile a un cymbalom, India del Nord) e la chitarra indiana (una modifica della chitarra occidentale che viene suonata nello stile della chitarra slide, vedi anche slide).
Suonatori di tabla, un tipo di percussione, cominciano a colpire i bordi con un mazzuolo per assicurarsi che lo strumento sia accordato con il solista. Fondamentale è il tambura (chiamato anche tanpura) che tiene il bordone. Questo compito è solitamente affidato ad un allievo del solista.
Il raga comincia con la melodia che si sviluppa gradualmente e l'esecuzione di un singolo raga può durare da una quindicina di minuti a tre ore, limite teorico dettato dal cambiamento di fase del giorno: in India le 24 ore sono suddivise in otto "spicchi" di tre ore, ognuno dei quali caratterizzato da un diverso sentimento dominante e da diversi raga che possono essere suonati in esso. Spesso i concerti di musica indostana durano interi giorni e notti, in cui numerosi musicisti e cantanti si susseguono con continuità in un flusso di musica quasi ininterrotto. L'introduzione del raga è detta alap nella musica indostana e alapana nella musica carnatica.
Nella musica indostana, una volta che l'esecuzione è iniziata, inizia a sentirsi l'articolarsi del canto in ornamenti e melismi, mentre il ritmo si velocizza gradualmente. Questa sezione è chiamata jor. Dopo il jor avviene una pausa; tutto si ferma ed il pubblico applaude. Finalmente, il percussionista comincia a suonare interagendo con il solista, eventualmente improvvisando in competizione con il solista.
Le esecuzioni di un raga nella musica carnatica sono generalmente molto più brevi. Il pezzo di apertura è chiamato varnam, ed è quasi un riscaldamento per i musicisti. Segue la richiesta di benedizione e quindi una serie di interscambi tra il ragam (melodia) e il thaalam (l'ornamentazione, equivalente al jor). Questo viene miscelato con l'inno chiamato krithi. Quindi segue il pallavi o tema del raga. I pezzi di musica carnatica possono anche essere elaborati; essi sono composizioni famose che sono gradite soprattutto a coloro che prediligono il canto piuttosto che la musica.

MUSICA GIAPPONESE


La musica giapponese comprende molti generi diversi. Molti cantanti spaziano dalla musica popolare alla musica classica europea. Il termine musica in giapponese moderno è 音楽 (ongaku), ottenuto combinando l'ideogramma (suono) con l'ideogramma (musica, piacere).
Le  carateristiche
Fuori dal Nippon (Giappone) la gente ha una opinione particolare della musica giapponese: essa è considerata una sorta di bubblegum pop, composto da canzoni con un miscuglio di testi in giapponese e di ritornelli in un inglese incomprensibile. Le pop star di questo genere musicale (aidoru kashu in giapponese), generalmente giovani attraenti, formano band di ragazzi e gruppi di ragazze. Il compositore di canzoni John Clewley ha descritto la produzione musicale giapponese come un coacervo di generi che spazia dal buddismo antico salmodiato dei vecchi stili urbani agli stili popolari del kayokyokue e dell'enka, dalla musica classica occidentale al jazz e ad ogni forma di musica pop occidentale.La musica giapponese è sempre stata collegata a rituali legati alla cultura, alla letteratura ed alla danza del paese. La musica per il teatro è un settore molto importante nella tradizione giapponese. La musicologa Isabel Wong attribuisce all' "amore dei giapponesi per la narrazione il rituale della loro musica classica" e rileva anche quanto i giapponesi siano molto più attenti alle parole che alla musica. È per questo motivo che tutti gli strumenti musicali giapponesi furono musica popolare del XIV secolo suonata dallo shamisen uno strumento simile alla chitarra.

 
  

MUSICA ABORIGENA

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           Con l'espressione arte aborigena australiana si intende sia l'arte antica e tradizionale degli australiani aborigeni prima della colonizzazione europea, sia l'arte moderna di artisti aborigeni contemporeanei che si ispirano alla cultura tradizionale del loro popolo (eventualmente apportando innovazione e contaminazione con forme artistiche di origine europea, come l'uso di pitture acriliche su tela). L'arte aborigena include dipinti, sculture di legno, abiti da cerimonia, nonché decorazione di strumenti musicali (in particolare didjeridoo), armi (come boomerang e scudi) e oggetti rituali o altri strumenti (per esempio i bullroarer).L'arte è un elemento fondamentale della cultura aborigena. Le opere d'arte venivano usate per segnare il territorio dei vari clan, ricordare eventi storici, raccontare le storie del dreamtime, insegnare le leggi e la morale. I materiali per la pittura (come certi tipi di ocra) venivano commerciati e scambiati per tutta l'Australia.

Musica

Il principale strumento musicale tradizionale australiano è il didgeridoo.È originario dei territori del Nord dell'Australia, luogo ricco di termitai ed è lo strumento sacro degli australiani aborigeni. Si pensa abbia circa 2.000 anni, visto che esistono dei graffiti di tale età che lo raffigurano, ma potrebbe essere anche più antico. I didgeridoo tradizionali sono in eucalipto decorati con motivi totemici aborigeni, anche se oggi si trovano strumenti di diversi materiali: dal teak alla plastica e dal metallo alla ceramica.Il nome "didgeridoo" è un'interpretazione onomatopeica data dai colonizzatori inglesi che, sbarcati sul nuovo continente, sentirono il suono ritmato "did-ge-ridoo" provenire da dei rami di eucalipto cavi suonati dagli aborigeni. Lo strumento è originario della Terra di Arnhem e viene chiamato in almeno cinquanta modi diversi a seconda del luogo e delle etnie: da djalupu, djubini, ganbag, gamalag, maluk, a yidaki, yirago, yiraki, yigi yigi.
Le dimensione del didgeridoo possono variare: Può avere una lunghezza che varia da meno di un metro a 4 metri, e un diametro interno che va da un minimo di 3 centimetri (all'imboccatura) fino a 30 cm o più (nella parte finale), è classificato negli aerofoni ad ancia labiale e la sua nota fondamentale è data principalmente dalla lunghezza. Per suonare il didgeridoo si utilizza la tecnica della respirazione circolare (o del soffio continuo). Tale tecnica permette al suonatore di prendere aria dal naso mentre espira quella contenuta nella bocca generando un suono continuo. Il suono che produce questo strumento è profondo e ipnotico.
Esistono diversi stili tradizionali in cui viene suonato il didgeridoo che si differenziano in modo impercettibile per noi. Nelle varie zone il modo di suonare si differenzia nell' uso degli accenti, nell' uso del toot (Effetto tromba) come chiamata ritmica e nell'uso della voce. In ogni stile si riconoscono comunque tratti comuni, come l'imitazione del verso degli animali, la presenza di armonici, il pronunciare parole al suo interno e l'utilizzo di bastoncini (bilma) o boomerang che colpendo il didgeridoo fanno da accompagnamento ritmico.
Il didgeridoo è usato sia nei riti sacri che nella vita di tutti i giorni. Per le popolazione dove questo strumento è tradizionale le donne non possono suonarlo nei riti sacri, essendo usato principalmente nel rito di iniziazione maschile. Per alcune etnie è assolutamente vietato l'uso del didgeridoo da parte delle donne ma, ironicamente, questo avviene nel sud dell'Australia dove non è uno strumento tradizionale



domenica 30 gennaio 2011

MUSICA MESSICANA

mariachi sono gruppi musicali tipici dell'ovest del Messico. È d’uso chiamarli anche “mariachis” ma, benché accettato anche dal dizionario della Real Academia Española, il termine corretto è mariachi. Il genere musicale denominato "musica de mariachi" o semplicemente "musica mariachi" comprende vari stili: son jalisciense, canzone ranchera, corrido, huapango, bolero ed anche son jarocho e valzer messicano. Il genere potrebbe chiamarsi "tradizionale messicano" o "regionale messicano". Il mariachi rappresenta una delle icone della cultura messicana che si è diffusa in altre regioni del mondo. È tradizione e consuetudine, in Messico, la presenza di un gruppo mariachi a feste, celebrazioni, occasioni speciali e serenate.Nella città di Guadalajara, dal 1994, ha luogo ogni anno l’Incontro Internazionale di Mariachi e Charrería, con competizioni e concerti, e arrivano gruppi di mariachi non solo dall’America latina, ma anche da paesi quali Australia, Belgio, Canada, Croazia, Finlandia, Francia, Giappone, Italia, Serbia, Spagna e Stati Uniti

Caratteristiche

Il gruppo di mariachi solitamente è formato da 7/12 elementi (ma non esiste un limite) e comprende almeno due violini, due trombe, una chitarra spagnola, una vihuela e un guitarrón. In certi casi si aggiunge il flauto e l’arpa. Solo al di fuori del Messico è presente anche la fisarmonica.Attualmente i migliori complessi Mariachi, come il "Mariachi Vargas de Tecalitlan", sono formati da 6 violini, 1 guitarron, 1 chitarra, una vihuela, 2 arpe e 3 trombe.I primi complessi indossavano comuni, ancorché tipici, abiti da contadini, mentre agli inizi del XX secolo iniziarono a portare l’abito da charro (cavallerizzo tradizionale messicano) che è generalmente nero o bianco. Nella Charrería l’abito bianco è usato solo dalle donne e quello nero è per cerimonie, matrimoni e funerali, ma al di fuori dell’ambito della charrería i mariachi li usano ambedue indistintamente. I primi gruppi mariachi femminili apparvero a Città del Messico a metà del XX secolo

Origini  

Lo storico Hermes Rafael, della Società Messicana di Geografia e Statistica, autore di vari trattati sull’origine del mariachi, afferma che la musica e il termine stesso provengano dagli indigeni cocas di Cocula (stato di Jalisco) e ha portato numerosi documenti a testimonianza del fatto che si fecero conoscere prima a Città del Messico che a Guadalajara, capitale di Jalisco – il dibattito è ancora aperto.Ricardo Espinosa asseriva (nella rubrica Como dijo del giornale El Sol de México - 8 aprile 2001) che il vocabolo mariachi deriva da un canto aborigeno alla Vergine Maria, in cui si mescola il náhuatl, lo spagnolo e il latino. "Questo canto iniziava dicendo ‘Maria ce son’... che significava ‘ti amo Maria’". Secondo Espinosa, la teoria deriva dalle ricerche del canonico Luis Enrique Orozco, storico dell’arcidiocesi di Guadalajara, basate su di un documento trovato a Cocula e datato 1695. Una delle caratteristiche del primo mariachi era di essere composto solamente da strumenti a corda – all’inizio solo violini e chitarre – e poi si aggiunse la vihuela, il guitarrón e l’arpa; con il tempo si introdussero anche le trombe.Una delle leggende sull’origine del nome mariachi sostiene che questi complessi inizialmente suonavano solo ai matrimoni e che quindi derivi dal termine francese mariage. La tesi è basata su di un aneddoto dei tempi dell’intervento francese in Messico (1862). Durante i festeggiamenti di nozze in un villaggio nello stato di Jalisco arrivarono dei soldati francesi i quali, meravigliati dalla gran baldoria (in cui la musica aveva un ruolo predominante), chiesero chiarimenti sulla festa. L'interlocutore rispose in francese: "C’est un mariage", ed è così che i francesi chiamarono il gruppo musicale.

Musica degli Stati Uniti d'America

La musica degli Stati Uniti d'America riflette la molteplicità di etnie che compongono la popolazione del paese attraverso una larga gamma di generi e stili. Rock and roll, country, rhythm and blues, jazz e hip hop sono alcuni tra i generi musicali statunitensi maggiormente noti all'estero. Dall'inizio del XX secolo, la musica registrata proveniente dagli USA ha cominciato a diffondersi in tutto il mondo.I primi abitanti nei territori degli odierni Stati Uniti furono centinaia di tribù native, con una loro propria tradizione musicale.Fin dai tempi di Bartolomé de Las Casas (prima metà del XVI secolo), iniziò ad arrivare nel Nuovo Mondo un consistente numero di immigrati dalle Isole Britanniche, dalla Spagna, dalla Francia, portatori di nuovi strumenti e tradizioni, come la ballata anglosassone e il canto religioso della buona novella cristiana (gospel). Anche gli schiavi deportati dall'Africa portarono nuove tradizioni musicali e così fece ogni successiva ondata di immigrati.L'apporto culturale originato da questo duplice e immenso movimento di popolazione (tenendo anche conto dell'elemento indio) ha creato tradizioni vive ancora oggi, le cui forme più tarde hanno, anzi, influenzato i territori d'origine con una sorta di movimento di ritorno lungo tutto il XX secolo. Così, la tradizione pop occidentale affonda molte delle proprie radici nel blues afroamericano del XVIII e del XIX secolo. Sono rimaste, poi, autonome espressioni musicali di tradizioni legate ai paesi d'emigrazione, tanto che è stata scritta e registrata negli Stati Uniti molta musica composta negli stili etnici delle comunità ucraine, irlandesi, polacche, italiane, messicane, ebree e non solo. Infine, molte città americane hanno dato ampio spazio allo sviluppo di numerosi stili musicali regionali. Oltre alle grandi città come Detroit, New York, Chicago, Nashville e Los Angeles, molte città più piccole hanno prodotto caratteristici stili musicali. Così, accade che in Louisiana sia sorta una musica come quella cajun, mentre altrove si sono mantenute manifestazioni delle tradizioni creole. Importante è, poi, l’elemento della musica popolare hawaiiana, nonché il bluegrass e la old time music (o root music, "musica con radici"), la musica (soprattutto bianca) che giunse nel Nuovo Mondo dall'Inghilterra, dalla Scozia, dall'Irlanda e che si è depositata soprattutto negli Stati Uniti della zona sud-est.

Caratteristiche

La musica degli Stati Uniti può essere caratterizzata dall’uso di ritmi sincopati ed asimmetrici, da melodie lunghe ed irregolari che si dice “riflettano la vasta ed aperta geografia del paesaggio americano e la sensazione di libertà personale tipica della vita americana”. Alcuni aspetti particolari della musica americana derivano senza dubbio da tradizioni e strumenti africani; ne è un esempio la struttura call-and-response che prevede l’alternanza tra una voce solista ed un coro a più voci, dove le frasi cantate formano dei veri e propri dialoghi, ad imitazione dell’interazione verbale (e non) che avviene, in diversi paesi africani, durante le riunioni pubbliche, nelle cerimonie religiose o nelle discussioni di affari.Sin dagli inizi della storia della musica americana, fino ai tempi moderni, la relazione tra la musica statunitense e quella europea è stata oggetto di molti dibattiti tra gli studiosi di musica americana. Alcuni auspicavano per l’adozione di tecniche e stili più vicini a quelli europei e in qualche modo considerati come più rifiniti ed eleganti, mentre altri erano a favore di una forma di nazionalismo musicale che celebrasse in maniera chiara e distinta le tradizioni americane. Lo studioso di musica classica moderna John Warthen Struble si è posto in opposizione sia con gli americani che gli europei, sostenendo che la musica degli Stati Uniti è intrinsecamente distinta poiché questi, come nazione, non hanno avuto secoli di sviluppo musicale. Anzi, la musica degli Stati Uniti è quella di centinaia di indigeni e di gruppi immigrati, ciascuno dei quali si è sviluppato dapprima a livello regionale fino a che la guerra civile americana ha riunito negli eserciti persone provenienti da ogni parte della nazione, permettendo così un interscambio culturale di generi e pratiche musicali. Struble considera le ballate della guerra civile come "la prima tipologia di musica folk americana che possiede caratteristiche ben precise e che sono identificabili unicamente con l’America: la prima musica veramente americana, distinta da ogni altra musica regionale di derivazione straniera".